Che Dante non conoscesse il greco, è cosa risaputa, ma è altrettanto innegabile che nelle sue opere si possa cogliere diffusamente la presenza dell’antica poesia, filosofia (dal mitico Orfeo a Omero, da Empedocle a Platone e Aristotele) e scienza greca (astrologia, cosmografia, eografia).
“Senza Omero non ci sarebbe stata l’“Eneide”; senza la discesa di Odisseo nell’Ade niente viaggio di Virgilio nell’altro mondo; senza quest’ultimo, niente “Divina Commedia””, scrive Boitani nel suo “Ulysses and the three Tradition”, in cui prova a rovesciare l’assunto: “Perché Dante non avrebbe saputo, seppure all’ingrosso, dell’“Odissea”? Anzi, la conosceva al punto da farne una nuova. Una “versione notevolissima” della storia, combinando tre modi di interpretare la figura del migrante Ulisse: come un trickster cantastorie, come esempio di virtù e saggezza, e come prefigurazione di Cristo”. Della conoscenza dei Greci da parte di Dante il prof. Fjodor Montemurro parlerà venerdì 25 marzo alle ore 18.00 nel Museo Archeologico in occasione del ‘Dantedì’. Seguirà un intervento musicale al piano di Alberto Iovene su temi legati alla ‘visione’ dantesca.