di Nicola Pice
«Sollevato da tanta bellezza»: così sul registro del Museo Archeologico scrive il prof. arch. Mosè Ricci, che ieri ho avuto il privilegio di accompagnare insieme a Silvana Kuhtz nella visita al Museo e successivamente alla Cattedrale. Mosè Ricci, professore ordinario di Progettazione Architettonica e di Progettazione Urbanistica, insegna Architettura del Paesaggio presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica della Università di Trento ed è attualmente impegnato nella ricerca Medways – “Le vie del Mediterraneo” per il Centro Linceo interdisciplinare dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Quale esperto di rigenerazione urbana, ieri sera ha partecipato all’incontro tenutosi a Mariotto nella villa Bellaveduta nell’ambito del Festival della parola “Abitare poeticamente la città”, incentrato sul tema “Il Mediterraneo e il racconto”. In questo interessantissimo incontro a più voci sono stati declinati aspetti e problemi delle nostre città, dalla messa in relazione di ambienti, paesaggi e culture del sud dell’Europa attraverso le vie di terra e di mare al concetto di Mediterraneo come agorà su cui si affacciano sguardi diversi e dialogano culture diverse, dal bisogno di raccontare la città, perché un luogo esiste solo se raccontato e la narrazione è capace di coniugare insieme invenzione e realtà, al tema del paesaggio come infrastruttura ecologica e come stato d’animo e modo di ripensarlo, dalla perifericità di molti centri storici alla centralità delle periferie sino al bisogno di una cultura rigenerativa dell’esistente, utilizzando dispositivi concettuali capaci di operare sul senso e sui nuovi cicli di vita degli spazi abitabili anziché favorire l’implementazione di nuovi volumi, perché occorre ricercare e ritrovare l’insieme dei vari elementi identitari del Mediterraneo, oggi fin troppo minacciati dai processi smodati di sviluppo turistico o dai cambiamenti climatici.