Scritti in breille e illustrati con un collage di materiali diversi, Il filo magico e Priorità da elefante sono l’originale proposta narrativa di Carmela Sivo per i bambini ipovedenti.
di Nicola Pice
Non si finisce mai di imparare, di scoprire sempre qualcosa di nuovo e di bello. E’ quello che ho provato nel trovarmi dinanzi a due libri di fiabe illustrate per bambini non vedenti e ipovedenti: libri tattili dalle forme semplici, con figure di certo spessore e dai colori luminescenti, ma reali e a forte contrasto. L’autrice è Carmela Sivo, una giovane scenografa di grande sensibilità umana e di spiccate doti creative, diplomata all’Accademia di belle arti di Bari, oggi fattivamente impegnata nel servizio civile presso il museo archeologico della Fondazione De Palo-Ungaro, a Bitonto.
I suoi libri si esplorano con le dita, stampati in grossi caratteri e in braille, con illustrazioni in rilievo e attraverso il collage di materiali. Libri bellissimi in cui l’illustrazione tattile, stimolando il comune senso della scoperta, diviene un valore aggiunto: sfogli così pagine popolate di tessuti, materie plastiche, fili e carte, tutti tridimensionali o sagomati in maniera semplice. Si rivelano libri di una semplicità e di un candore incredibili, eppure sono strumenti utili per i piccoli ipovedenti che arricchiscono la loro esperienza sensoriale e non li fanno sentire emarginati.
Il primo dei due libri è intitolato Il filo magico. Esso racconta una storia irreale, ambientata in un mondo fantastico, pieno di magia e stregoni, in un’isola continuamente dardeggiata dai raggi solari. Il protagonista è Baldasarre, un bambino che non si lascia soffocare dal senso di noia generato dalla ordinaria e scontata quotidianità, è diverso dagli adulti e dagli altri ragazzini troppo attratti dalla magia, così come oggi si è attratti dalla tecnologia, dai videogiochi o da tutto ciò che fa tendenza. Baldassarre è preso dalla bellezza della natura. All’improvviso un elemento climatico cambia la vita di tutta l’isola, ma ancor più quello del protagonista: è la caduta della neve. La neve, non come semplice mutazione temporale, ma come elemento che annulla fisicamente i negozi, i muri, i tetti delle case, quindi tutte quelle condizioni che intrappolano nella quotidianità. Finiscono per essere eliminate tutte le certezze.
La neve con sé porta via anche la magia. Ed ecco entrare in gioco Baldassarre grazie alla sua curiosità di uscire fuori e scoprire il mondo nuovo. Non vede l’ora di toccarlo e tra le montagne, che in realtà erano città, trova un filo di lana. Il filo di lana si rivela una guida, l’inaspettato, il suo punto forte per dimostrare a tutti che il mondo è bello anche senza magia e lo porta a risolvere ogni mistero con l’aiuto di una nuova amica.
“Dal punto di vista tecnico –spiega l’autrice- ho scelto di realizzare le illustrazioni con la tecnica della Minolta. Ovvero il disegno dapprima stampato su una carta a microcapsule viene successivamente fatto scorrere all’interno di un fornetto a raggi infrarossi. Il calore di questo fornetto determina il rigonfiamento delle microcapsule corrispondenti alla stampa in nero. Si ottiene una grafica gradevole a cui si aggiunge una variante di colore: il rosso anche se non percepibile al tatto. Oltre alla stampa in codice braille si ricorre anche alla doppia scrittura per favorire la lettura a ipovedenti e vedenti. La rilegatura è in metallo per permettere un’ottima apertura delle pagine”. Sfogliando le pagine un reale filo bianco si stende nel percorso di lettura.
Il secondo libro ha come titolo Priorità da elefante. “Nella vita di tutti i gironi –afferma Carmela- ogni individuo ha delle priorità. Possiamo ad esempio decidere di non studiare per pigrizia e così la nostra priorità sarà dormire durante il giorno o, invece, possiamo scegliere di perfezionarci nel nostro lavoro perché la nostra priorità è quella di guadagnare tanti soldi, avere più lodi, apprezzamenti o soddisfazioni; ma io non ho voluto scrivere delle solite priorità che scegliamo durante gli attimi di vacuità della vita, ma ho voluto svelare il significato più profondo di questa parola che può arrivare a stupirci regalandoci vere emozioni”.
Il racconto vede il protagonista avvolto da un senso di insoddisfazione e scarsa stima di sé: si tratta di una formichina di nome Bola. Essa utilizza il linguaggio tipico dei bambini che cercano di attribuire un significato ai vari momenti della vita e di continuo chiedono il ‘’perché? ‘’ di ogni cosa: sarà proprio la forte determinazione di rispondere alle varie domande che porta Bola verso una tappa significativa della sua crescita.
Ogni materiale proposto nel libro è pensato in funzione di una determinata sensazione tattile sicché si determinano effetti diversi in base a peso, forma, temperatura nonché all’impiego di vari tessuti per meglio identificare l’oggetto rappresentato: l’elefante con il suo tessuto di pelle, il formicaio con una tela di sacco, l’acqua del ruscello con il polietilene. Sono libri straordinari per i bambini ipovedenti, ma non meno straordinari per le persone vedenti sia per l’aspetto compositivo sia per il soffuso clima fiabesco carico di valori positivi: “La civiltà stessa non può che crescere attraverso la fiaba perché è proprio il diverso che, donandoci l’esperienza di un altro mondo, ci arricchisce”, sosteneva a ragion veduta il grande Propp.