…un persiano nel museo archeologico…
di Nicola Pice
…la «viə də Cegghiə» dicevano i nostri contadini per indicare la strada che portava in direzione della carreggiabile che da Bitonto dopo otto miglia giungeva a Ceglie.
Questa località, l’antica Caeliae, era stata un importante centro peucezio, divenuto municipium dopo la guerra sociale dell’89 a.C..
È notizia di qualche giorno fa il ritrovamento di reperti durante saggi di scavo archeologico preventivo nell’ambito di un’area di necropoli con numerose sepolture a fossa nel banco calcareo, databili V-III sec. a.C..
Tra i vasi scoperti sorprende la oinochoe plastica apula molto simile alla oinochoe rinvenuta a Bitonto nel 1981e conservata nel Museo Archeologico della Fondazione De Palo-Ungaro, il cui corpo è costituito da una testa di Persiano, interamente ingubbiata in bianco, con tracce di coloritura rossa, un volto ovale, affusolato, con larghe arcate sopraccigliari, occhi a mandorla, palpebre a rilievo, mento prominente, capo e nuca coperti da una tiara.
La raffigurazione di questo persiano rientra nel repertorio iconografico diffuso alla fine del IV secolo a.C. attraverso le opere del Pittore di Dario, personalità dominante e altamente innovatrice tra i ceramografi apuli.
Questo interesse per i temi connessi al mondo orientale appare alquanto accentuato nella comunità bitontina (e dunque dintorni) se si considera il ripetersi di tale soggetto in altri vasi, un fatto che può rapportarsi alla guerra dei Macedoni contro i Persiani e all’arrivo in Puglia di condottieri greci a sostegno di Taranto.